ERO JAZZ E NON LO SAPEVO
FIUMANÒ DOMENICO VIOLI
‘Ero jazz e non lo sapevo’ spazia dal jazz allo swing, mescola sonorità classiche e mediterranee, ritmi di tango e ballate intimiste. Dall’ironico ‘Tu che mi parli d’amor’, scritto all’età di 14 anni, si passa a ‘Giorni strani’, datato 1978, quando “era appena morto Moro”, racconta Domenico.
È invece dell’82 ‘L’alunno pornografico’, “un’anticipazione – spiega l’autore – di quello che dice oggi Caparezza, che trovo molto simpatico”. ‘Quando arriva sera’ nasce da “una stretta di mano con un anziano che ho aiutato ad attraversare la strada, a Milano. Era terrorizzato dalle strisce pedonali. Mi disse ‘non ho soldi’, come se si aspettasse dì dover pagare il favore”. In ‘Alcatraz’ c’e’ la “galera che tutti abbiamo dentro e dalla quale a volte è difficile uscire. Addirittura – aggiunge – scegliamo anche i carnefici”. Poi, per addolcire la pillola, ecco la bellissima ‘Muta e alterà, dedicata al padre Vincenzo e a Giannino Nocera, “due amici paesani ed emigranti”.La struggente ‘Come un albero piccolo’ è la storia di una coppia che non riesce ad avere figli. Ma, appena scelta la strada dell’adozione, lei resta incinta Nome un albero piccolo/ sei arrivata tu! e mi hai rubato il cuore/ e non si soffre piu”).
Allegria scanzonata in ‘Dolce mulatte’ che descrive, con l’aiuto del dialetto, il sogno “delirante” di un quindicenne dell’Aspromonte che sogna di andare sulle spiagge dei Caraibi. “Ma poi – spiega Fiumano` – si convince che e’ ugualmente bello qui in Italy, a Testaccio e in Calabria”. Viene in mente Buscaglione ascoltando ‘Carolina’: “Avrei voluto farla con Alberto Sordi, ma non ci sono riuscito. Quando è morto ho mandato un telegramma alle poste, non so che fine abbia fatto”, dice. E l’esilarante storia di una ‘batosta’ d’amore: un uomo si illude di aver trovato “quella giusta” ma “poi si accorge che ha il campanaccio di San Giusto”, spiega il cantautore. “Carolina per favore lascia stare – dice quindi il protagonista – 43 di piede altezza 1,90 un uomo nudo mi rincorre per la chambre/ non me la sento di continuare…”. Un disco-palcoscenico, insomma, cui hanno partecipato tra gli altri Elio Rivagli (batteria e percussioni), Paolo Birro (pianoforte), e Franco Testa (contrabbasso e basso elettrico), già musicisti di Ivano Fossati.